Ispirazioni da kinstugi e mindfulness

Per quanto sia usato, il termine resilienza, spesso molti si chiedono ancora: “cosa significa?”. Provando a dare una risposta esaustiva per prima cosa la parola resilienza deriva dal verbo latino resiliere, che significa rimbalzare, saltare indietro. 

Spesso si ha la tendenza ad assimilare il concetto di Resistenza a quello di Resilienza. Tuttavia  esiste una differenza sostanziale, rilevabile soprattutto nell’approccio mentale. Essere resistente, significa subire un evento non voluto e reagire con un atteggiamento antagonista. Invece, essere resiliente, significa  reagire positivamente al problema che si verifica al momento e trasformarlo.

In questo contesto la vera natura della resilienza emerge come forte tratto distintivo di anti-fragilità: ovvero la capacità di superare ed “assorbire” situazioni di shock cercando la propria modalità comportamentale per renderla più idonea e consona al mutare delle condizioni ambientali.
Diversi gli ambiti in cui si può caratterizzare la sfera di applicazione della dicotomia resilienza – significato. Ad esempio in ambito professionale si tende ad apprezzare maggiormente. tutti coloro che dimostrano di saper assorbire, metabolizzare, elaborare ed evolvere i propri comportamenti, anche a fronte di urti estremi. Caratteristiche umane che trovano sempre maggiore spazio nelle gerarchie aziendali grazie alla consapevolezza di saper mettere in campo prestazioni di livello superiore anche in situazioni estreme.
Un altro ambito interessante riguarda la pratica giapponese del Kinstugi.

L’arte di riparare con l’oro le ferite è senz’altro un potente esempio di resilienza. Gli oggetti in ceramica acquisiscono una seconda vita, ancora più ricca e particolare rispetto all’originale. Tazze, ciotole o altri oggetti in ceramica, che si sono rotte a pezzi vengono rimodellate e risaldate, con un valore aggiunto. L’arte di riparare diventa anche una splendida metafora per guarire una ferita, una sorta di rito, che in qualche modo ci ricongiunge al senso delle cose e della bellezza. Un nuovo fascino che somma un tocco umano al risultato finale

Un significativo esempio di resilienza si riscontra anche nelle antiche pratiche orientali di mindfulness, successivamente elaborate e contestualizzate  in protocolli per la riduzione dello stress e del dolore, a validità scientifica, dal professore emerito di medicina e biologia,  Jon Kabat-Zinn. Le pratiche mindfulness sono basate su di un concetto semplice quanto efficace: lo stress  e la sofferenza sono parte inevitabile della vita e della natura umana,  specialmente nell’attuale contesto sociale.
Dunque se non possiamo eliminarne le cause possiamo imparare a governarne gli effetti, eliminando o attenuando dolore e sofferenza.

La mindfulness, che affina le abilità di resilienza, si dimostra un valido aiuto nella prevenzione di disagi che, lasciati andare a sé stessi, potrebbero cronicizzare. L’essere davvero presenti a ciò che si sta vivendo, prestando la totale attenzione, significa concedersi una tregua da eventuali problemi emotivi e comportamentali, per non dire sociali. Un momento di ascolto profondo di sé stessi alla ricerca di ciò di cui si ha davvero bisogno in quel momento. In definitiva, saper accogliere quanto accade e riuscire a trasformare il modo di affrontarlo, secondo il nostro modo di vivere e affrontare la vita, diventa un’esperienza positiva e utile in molteplici situazioni.

Sono, quindi, molti gli ambiti in cui il saper accogliere quanto accade e trasformarlo secondo il nostro Essere, lo rende un’esperienza positiva e unica.

Ilaria Civa Delfonte

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